13/02/2015 18:27 |
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Dedalo wrote:
> Il 08/03/2010 16.15, Jasmine ha scritto:
> Si tratta in fondo di una versione un po' piu' elegante e arzigogolata
> del classico "l'onere della prova sta a chi afferma".
che è un immane cazzata.
la prova la deve cercare chi la richiede dato che ne ha tanto bisogno.
beninteso non è obbligato a farlo e il problema delle prove è comunque di
chi le richiede non di chi afferma.
se uno ha dei problemi a credere in un qualunque dio e chiede prove
dell'esistenza di dio ai credenti, costoro continueranno a credere a
prescindere. Inoltre l'esistenza o meno di un qualche dio è del tutto avulsa
dal fatto che ci sia qualcuno che crede o non crede in lui, quindi sia il
credere sia il non credere non dimostra l'esistenza di dio.
Quindi chiedere prove soddisfa solo il singolo individuo richiedente e i
suoi turbamenti psicologici.
Si arriva così alla conclusione che il chiedere prove sia esercizio del
tutto fondato sulla presunzione di appartenere alla "normalità del pensiero
unanimemente accettato".
Ora, su 8kkk di esseri umani viventi sul pianeta a spanne almeno il 90 %
crede in un qualche dio quindi applicando il ragionamento degli scettici a
questo caso l'anomalia è in chi non crede.
Altra immensa cazzata infatti.
Stesso paramentro va usato in tutti i campi del pensiero umano,pensiero, non
scienza, la scienza viene dopo essendo un prodotto del pensiero.
Chiamiamo comunemente scienza quel prodotto del pensiero umano in armonia
con "un" intrepretazione dei fenomeni naturali terrestri o extraterrestri.
Un intepretazione, forse la più utile e riduttiva per la vita sul pianeta,
ma non "l'intepretazione assoluta". Un intrepretazione che soddisfi regole
basate su altre interpretazioni. Facendo un esempio: se inizio a comporre
una musica in Do maggiore non è accettabile che a metà io continui a
scrivere in Fa maggiore perchè esistono regole scritte prima e accettate che
mi obbligano a farlo regole che sono un intepretazione, una delle tante.
la matematica non è un opinione.
Questa affermazione che tende a dimostrare l'assoluta universalità della
matematica è anche un immensa cazzata in assoluto.
La matematica è un linguaggio: se devi parlare a New York parli
americano(già con l'inglese vieni visto male) se parli a Tokio parli
Giapponese. Quindi si è deciso di parlare la stessa lingua ovunque ma è
altresì vero che la lingua scelta possa non avere in sè tutti le parole per
spiegare certi eventi naturali.
Insomma esprimersi per dogmi non va bene e non esistono certezze per nessuno
e nessuno è nella posizione di considerarsi infallibile sopratutto quando la
sua visione ha un orizzonte molto ristretto come ha la scienza terrestre. Il
fatto che qui sia l'unica scienza conosciuta non cambia la sostanza.
A.RB.EL |
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