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ROCCATEDERIGHI (Grosseto, Toscana)

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2008 09:24
13/08/2007 16:30
 
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NEWS DEL 13 Agosto 2007 (estratto dal Il Tirreno)
LUNEDÌ, 13 AGOSTO 2007

Pagina 2 - Grosseto

Col metal detector a caccia di risposte

Molti curiosi all’assalto dell’area che nasconde la strana massa sepolta



ROCCATEDERIGHI. Non è calato il silenzio sul misterioso ritrovamento di una massa ancora da definire sotto una collina di Roccatederighi e non c’è nessuna volontà in questo senso da parte degli inquirenti, anzi. I timori di cover up%, manifestati da più parti, soprattutto su Internet, sono infondati, al punto che quasi ogni giorno, con la supervisione dei carabinieri della locale stazione, si lavora agli approfondimenti. Oggi o domani potrebbero essere i giorni buoni per avere qualche dato in più, una conferma su misure, consistenza, profondità, presenza di campi magnetici. E’ vero, sarebbe stato tutto più facile e rapido se il magistrato avesse incaricato un perito, ma evidentemente non c’erano le condizioni per farlo.
Scaviamo! Non passa giorno senza che qualcuno passeggi e indaghi nel terreno in cui dal gennaio scorso è stata individuata un’anomala massa ad elevata conducibilità elettrica, diventata poi «il mistero di Roccatederighi».
Anche nel fine settimana non sono mancate le visite di curiosi e appassionati, magari attrezzati con il metal-detector.
In concreto, però, non si registrano all’oggi novità. Lo scavo, auspicato da tutti, è ancora lontano. Più probabile che, a breve, si proceda con dei carotaggi, uno nel punto fissato dal palo di legno (dove si troverebbe la massa ferrosa), un altro nel centro della «Culla dei Sodi». Qui non si conosce cosa c’è nel sottosuolo ma il il campo magnetico risulta addirittura maggiore.
L’Università. Sabato, intanto, a dimostrazione dell’interesse che c’è intorno a questa vicenda, alcuni cittadini di Grosseto hanno inviato una mail all’Università di Siena, allegando tutti gli articoli pubblicati dal nostro quotidiano e chiedendo se è possibile un coinvolgimento ufficiale dell’ateneo, con le sue strumentazioni, «visto che fino a questo momento i lavori di indagine sono stati svolti soltanto privatamente e che, con il passare dei giorni, la storia ha assunto un interesse scientifico, perdendo peso l’ipotesi bellica e storica».
Toni bassi. Il proprietario del terreno, Carlo Salvestroni, intanto, preferisce minimizzare e chiede ancora una volta di abbassare i toni. «Capisco l’interesse ma cerchiamo di avere pazienza. C’è una inchiesta della Procura, se ne occupano i carabinieri. L’accesso al terreno, lo ripeto ancora, non è libero. Aspettiamo e vediamo cosa emerge. Sì, è vero, un geologo (il dottor Luca Bonelli, che intervisteremo di nuovo nei prossimi giorni ndr) è stato autorizzato a compiere degli approfondimenti. I risultati, che però non danno mai certezza assoluta, ve li dirà lui».
Gabriele Baldanzi


LUNEDÌ, 13 AGOSTO 2007

Pagina 2 - Grosseto

Su quella collina si schiantò un F104

Trentasette anni fa un incidente aereo le cui cause restano un mistero






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ROCCATEDERIGHI. «Qui cadde il 5 dicembre 1960 il sergente maggiore pilota Aldo Cavallo - gli amici».
Una lapide trascurata, ai margini di un campo, in località «Fornace del Cincigliano», poco distante dalla strada provinciale che collega Meleta a Tatti, ricorda ancora oggi l’incidente aereo avvenuto in una serata di nebbia di 47 anni fa. Un episodio di cronaca che alla Rocca, a Tatti, a Ribolla, a Boccheggiano tutti rammentano come fosse ieri.
Precipitò un F104, impatto diretto su una collina boscata a lecci e cerri, a un km e mezzo in linea d’aria dal luogo del misterioso ritrovamento. Disgrazia senza apparenti spiegazioni, se non per la scarsa visibilità.
Fu uno dei primi incidenti del modello Lockheed F104 Starfighter, il caccia-intercettore entrato in servizio dal 1958 e diventato celebre, con il passare del tempo, per la sua manovrabilità tutt’altro che eccezionale.
«Sentimmo un boato fortissimo, poi il fumo, le fiamme» - racconta Mario Simoni, che già allora abitava qui, con la moglie ed i fratelli, a 500 metri dal luogo della disgrazia. Fu uno dei primi a correre sul posto. «I pezzi erano ovunque ma è impensabile - aggiunge - che ai Sodi ci sia sotto terra un pezzo di quell’aereo. Non esiste. Peraltro l’Aeronautica Militare fece una bonifica eccezionale. Portarono via tutti i pezzi del Caccia, anche i più piccoli». Sì, perchè tra le tante segnalazioni e missive che abbiamo ricevuto sul giallo di Roccatederighi, più di una persona (tra questi il leader dei Verdi di Follonica Marco Stefanini e l’assessore di Roccastrada Mauro Biagioni) facevano riferimento alla caduta del F104 di 47 anni fa. Un accostamento tutt’altro che improprio, anche se poi, visitando i luoghi e parlando con le persone che vivono in zona, ci si rende conto che è impossibile che la massa ferrosa nella «Culla dei Sodi» sia un pezzo del velivolo precipitato al Cincigliano.
Simoni ricorda tutto, perfettamente di quel 5 dicembre 1960. «Gli aerei erano due, una coppia, stavano tornando al Baccarini. Sorvolavano la collina dalla direttrice di Boccheggiano. Uno dei due, quello del sergente maggiore Cavallo, iniziò a toccare le punte degli alberi. Non riuscì a riprendere quota e praticamente si schiantò su un poggetto, segando un ampio tratto della nostra macchia. Ci facemmo quasi cento quintali di legna solo con le matricine abbattute. Fu uno shock enorme».
«Comunque - conclude Simoni - i pezzi dell’aereo, li portarono via tutti. Ci misero 3 o 4 giorni».
G.B.


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